Salve lettori e lettrici!
Eccomi qui con la seconda recensione… Stavolta il libro è un tantino più complesso. Scritto da Yukio Mishima negli anni ’40, Confessioni di una maschera si sviluppa nel Giappone ai primi del ‘900.
Eccomi qui con la seconda recensione… Stavolta il libro è un tantino più complesso. Scritto da Yukio Mishima negli anni ’40, Confessioni di una maschera si sviluppa nel Giappone ai primi del ‘900.
È un libro che ho letto per l’università e che, sinceramente, ho faticato a finire. Il libro complessivamente si divide in due parti: la prima dove vediamo il protagonista bambino, alla scoperta della sua sessualità; nella seconda parte vediamo una crescita psicologica da parte dello stesso che però avviene, purtroppo, solo a fine romanzo.
Inizio con un dilemma: è un libro autobiografico? Non sempre un libro scritto in prima persona è un’autobiografia… Ce ne possiamo accorgere da diversi fattori anche se non sono significativi. In questo libro non viene mai, ripeto MAI, fatto il nome del protagonista. Questo lascia a noi (forse) l’ardua sentenza.
Beh parlando un po’ della trama, la storia si incentra sul protagonista-senza-nome il quale scopre, sin dalla più tenera età, di avere delle tendenze omosessuali. La cosa ancor più raccapricciante è che prova un piacere fisico non indifferente verso immagini crude e violente. Un giorno qualunque infatti, mentre guarda un’immagine di San Sebastiano trafitto dalle frecce (una al costato e una all’ascella), scopre la masturbazione. Man mano che il protagonista-senza-nome cresce, scopre di provare un forte piacere nell’immaginare, a fine giornata, i corpi degli uomini che ha osservato a lungo durante il giorno in veste un po’… malvagia. Li immagina in una pozza di sangue, sofferenti, nudi, e gode.
Questa è largamente quella che io definisco la prima parte del libro, nonché la più difficile da leggere e accettare.
Nella seconda parte del libro ritroviamo lo stesso protagonista, adulto, alle prese con una ragazza: Sonoko. Qui parte la “costruzione” perenne e continua di una maschera che il giovane usa per nascondere la sua omosessualità prima a se stesso, poi agli altri. Forse più semplicemente la sfrutta per capire quali sono realmente i suoi gusti, dato che prova un certo inspiegabile sentimento nei confronti di Sonoko. Qui parte una serie di analisi, e autoanalisi, del protagonista, del suo conflitto fra forma e natura, del contrasto fra ciò che si è e ciò che si pretende di essere. Il cuore del romanzo è qui, nel conflitto interiore, nel chiedersi cosa è giusto e cosa invece non lo è.
Nella seconda parte del libro ritroviamo lo stesso protagonista, adulto, alle prese con una ragazza: Sonoko. Qui parte la “costruzione” perenne e continua di una maschera che il giovane usa per nascondere la sua omosessualità prima a se stesso, poi agli altri. Forse più semplicemente la sfrutta per capire quali sono realmente i suoi gusti, dato che prova un certo inspiegabile sentimento nei confronti di Sonoko. Qui parte una serie di analisi, e autoanalisi, del protagonista, del suo conflitto fra forma e natura, del contrasto fra ciò che si è e ciò che si pretende di essere. Il cuore del romanzo è qui, nel conflitto interiore, nel chiedersi cosa è giusto e cosa invece non lo è.
Questo romanzo è da prendere un attimino con le pinze. Io personalmente ho faticato ad accettare un testo autobiografico con dei punti forti quali sono la sessualità in correlazione alla morte, alla violenza e al piacere.
Ben venga la maturazione del protagonista-senza-nome, il quale a fine romanzo si accetta per quello che è e capisce, finalmente, che quello che prova per Sonoko non è amore (non c’è passione), ma un sentimento leggermente più sottile e, sicuramente, meno potente.
E con questa breve recensione vi saluto!
Non mi resta che augurarvi… Buona lettura!!
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