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sabato 1 marzo 2014

Seconda recensione: Confessioni di una maschera di Yukio Mishima.

Salve lettori e lettrici!
Eccomi qui con la seconda recensione… Stavolta il libro è un tantino più complesso. Scritto da Yukio Mishima negli anni ’40, Confessioni di una maschera si sviluppa nel Giappone ai primi del ‘900.

È un libro che ho letto per l’università e che, sinceramente, ho faticato a finire. Il libro complessivamente si divide in due parti: la prima dove vediamo il protagonista bambino, alla scoperta della sua sessualità; nella seconda parte vediamo una crescita psicologica da parte dello stesso che però avviene, purtroppo, solo a fine romanzo.
Inizio con un dilemma: è un libro autobiografico? Non sempre un libro scritto in prima persona è un’autobiografia… Ce ne possiamo accorgere da diversi fattori anche se non sono significativi. In questo libro non viene mai, ripeto MAI, fatto il nome del protagonista. Questo lascia a noi (forse) l’ardua sentenza.

Beh parlando un po’ della trama, la storia si incentra sul protagonista-senza-nome il quale scopre, sin dalla più tenera età, di avere delle tendenze omosessuali. La cosa ancor più raccapricciante è che prova un piacere fisico non indifferente verso immagini crude e violente. Un giorno qualunque infatti, mentre guarda un’immagine di San Sebastiano trafitto dalle frecce (una al costato e una all’ascella), scopre la masturbazione. Man mano che il protagonista-senza-nome cresce, scopre di provare un forte piacere nell’immaginare, a fine giornata, i corpi degli uomini che ha osservato a lungo durante il giorno in veste un po’… malvagia. Li immagina in una pozza di sangue, sofferenti, nudi, e gode. 
Questa è largamente quella che io definisco la prima parte del libro, nonché la più difficile da leggere e accettare.

Nella seconda parte del libro ritroviamo lo stesso protagonista, adulto, alle prese con una ragazza: Sonoko. Qui parte la “costruzione” perenne e continua di una maschera che il giovane usa per nascondere la sua omosessualità prima a se stesso, poi agli altri. Forse più semplicemente la sfrutta per capire quali sono realmente i suoi gusti, dato che prova un certo inspiegabile sentimento nei confronti di Sonoko. Qui parte una serie di analisi, e autoanalisi, del protagonista, del suo conflitto fra forma e natura, del contrasto fra ciò che si è e ciò che si pretende di essere. Il cuore del romanzo è qui, nel conflitto interiore, nel chiedersi cosa è giusto e cosa invece non lo è.
Questo romanzo è da prendere un attimino con le pinze. Io personalmente ho faticato ad accettare  un testo autobiografico con dei punti forti quali sono la sessualità in correlazione alla morte, alla violenza e al piacere. 
Ben venga la maturazione del protagonista-senza-nome, il quale a fine romanzo si accetta per quello che è e capisce, finalmente, che quello che prova per Sonoko non è amore (non c’è passione), ma un sentimento leggermente più sottile e, sicuramente, meno potente.
E con questa breve recensione vi saluto!

Non mi resta che augurarvi… Buona lettura!!