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venerdì 28 febbraio 2014

Inauguriamo il blog con la prima recensione... Io prima di te!

Salve lettori e lettrici!
Ho deciso di inaugurare questo blog, aperto oggi 28 Febbraio 2014 con una recensione dell’ultimo libro che ho letto…
Ma prima vi parlo un po’ di me! 
Mi chiamo Vanessa, sono una studentessa all’università di lingue e sono un’appassionata di lettura!  Ho deciso di aprire questo blog per il semplice voler condividere con altri lettori i miei pareri personali riguardo i libri che leggo. 
Paradossalmente la voglia di leggere mi viene quando devo preparare un esame! Forse per staccare un po’ la spina… Chissà!

In questo periodo ho partecipato ad un gruppo lettura dove tramite un sondaggio, noi partecipanti abbiamo scelto come libro da leggere “Io prima di te”. Avevo già adocchiato questo libro dato che negli ultimi tempi se ne è parlato abbastanza… E così, finito un libro per l’esame di letteratura giapponese (che recensirò pure), mi sono buttata su questo libro. Raramente leggo le trame dei libri, preferisco che sia qualche dettaglio a catturarmi. Questo perché spesso le trame contengono spoiler, e io di mio ODIO profondamente gli spoiler! 

Di questo libro se c’è una cosa che mi ha colpita è stato il titolo! Si perché ho cominciato a chiedermi in una storia d’amore… come si fa a mettere al primo posto se stessi, per poi mettere in secondo piano la persona che si ama? Si, è ovvio che per amare qualcuno bisogna prima amare se stessi ma… Voi fareste prevalere l’egoismo? Come può l’egoismo andare d’accordo con l’amore? Non dico che essere innamorati deve necessariamente comportare l’annullamento del sé, ma se c’è una cosa bella dell’essere innamorati, quella certamente sarebbe la voglia di condividersi l’uno con l’altro: non deve essere una sfida a chi è più forte, a chi fa di più i propri interessi o a chi deve prevalere.

Non pensare a me troppo spesso. Non voglio pensarti in un mare di lacrime. Vivi bene.
Semplicemente, vivi.”

Il libro parte con una storia che pare essere parallela al resto del libro, copre tutto il primo capitolo per poi bloccarsi. Al secondo capitolo infatti troviamo una storia ben diversa che andrà poi ad intrecciarsi con l’avvenimento principale del capitolo I: l’incidente di Will. Man mano che si prosegue con la lettura capiamo che Will è un ragazzo dinamico, con una bella fidanzata, che ama la vita. È bello, ricco e non ha paura della morte. Ha una bella moto, fa sport estremi…
E poi abbiamo lei, Louisa, che perde il suo lavoro storico al bar per ritrovarsi disperatamente disoccupata.
Queste sono vagamente le due storie che si intrecceranno pagina dopo pagina.

"[…]La pioggia si insinua fra il colletto e la camicia.
Arriverà in ufficio bagnato fradicio, nonostante abbia percorso solo un breve tratto di strada a piedi. Forse dovrà chiedere alla sua segretaria di andargli a comprare un’altra camicia.
Alza gli occhi di scatto sentendo uno stridio di pneumatici sull'asfalto e il violento strombazzare di un clacson. Vede il fianco del lucente taxi nero davanti a sé, il tassista che sta già abbassando il finestrino, e con la coda dell'occhio scorge qualcosa che non riesce a mettere a fuoco, diretto verso di lui a una velocità folle.
Will si volta verso quell'ombra, e nella stessa frazione di secondo si rende conto di essere sulla sua traiettoria e di non avere nessuna possibilità di scansarsi. La sua mano si apre per la sorpresa, lasciando cadere a terra il BlackBerry. Sente un urlo, forse il suo.
L'ultima cosa che vede è un guanto di pelle, un viso sotto un casco, il suo stesso choc riflesso negli occhi di un uomo. Un'esplosione, e tutto si frantuma in una miriade di frammenti.
E poi il nulla."

Quando Louisa si presenta all’ufficio di collocamento, tra i lavori consigliatele ce n’era uno in particolare che la fa incuriosire per il semplice fatto di essere ben retribuito, e la sua famiglia ha un disperato bisogno di denaro.
Quando si presenta a casa dei signori Traynor non ha ancora ben chiaro in mente quale sarà il suo compito in quella casa, e lo scoprirà solo il giorno successivo al colloquio di lavoro dov’è stata, con suo grande stupore, assunta con un contratto a tempo. Solo sei mesi.
Ben presto Louisa scoprirà che il suo compito in quella casa è semplicemente quello di far riscoprire a Will il piacere della vita, che dopo l’incidente rimane inchiodato letteralmente in una sedia a rotelle con una tetraplegia C5/6 con facoltà di movimento molto limitata in un braccio soltanto.
 Will dopo l’incidente tenta il suicidio diverse volte e arriva a un accordo con i suoi genitori: altri sei mesi di vita. Sei mesi dove i signori Traynor sperano che il figlio possa cambiare idea e riprendere a vivere. Scaduti questi sei mesi si recherà in Svizzera e porrà fine alla sua vita sul viaggio di sola andata in Svizzera. 

Dopo un iniziale sconvolgimento per la notizia appresa, Louisa decide di metterci tutti i mezzi per far tornare a Will la voglia di vivere e soprattutto spera di fargli cambiare idea.

"Io voglio che lui viva. [...] Ma voglio che viva se è lui a desiderarlo. Se non è così, se lo costringiamo a tirare avanti, non importa quanto gli vogliamo bene: diventiamo solo degli altri stronzi che gli impediscono di fare le sue scelte."


Devo dire che questo libro mi ha presa sin da subito. L’ho divorato in 2 giorni ma nonostante questo mi ha lasciata insoddisfatta. Tralasciando il fatto che il titolo in sé più si va avanti con la lettura più diventa un immenso spoiler, l’evolversi della storia e la sua conclusione me l’aspettavo diversa. Ho letto diversi pareri sul finale… Ho letto di gente che si è emozionata ma… cosa fa emozionare del finale? La lettera? Una lettera che parla quasi esclusivamente di soldi donati alla povera Louisa è emozionante? Ho faticato ad accettare questo finale perché secondo me l’amore perduto non si ripaga in denaro.
“Non ti sto dando questo denaro perché voglio che tu pensi a me con nostalgia o mi sia riconoscente o lo veda come un ingombrante ricordo.
Te lo dono perché non ho più molti motivi per essere felice, ma tu sei uno di questi."

Hai deciso di morire nonostante sai che la donna che ti ha accudito per sei lunghi mesi si sia innamorata di te, del tuo modo di essere, del tuo modo di guardare le cose. Si è innamorata di te perché tu l’hai resa una persona migliore, migliore perché deve prendersi cura di sé, migliore perché “sapere è potere”. Le hai fatto scoprire il piacere dell’ascoltare musica classica dal vivo, di vedere film in lingua sottotitolati, di leggere, leggere, leggere…
Lei al tempo stesso ha provato con tutte le sue forze e la sua volontà a farti riscoprire il piacere di una passeggiata in giardino, il piacere di sentire il calore dei raggi di sole sul viso, la sensazione della sabbia delle isole Mauritius…
Anche tu, Will, ti sei innamorato di lei… dei suoi modi di essere e di riscoprirsi.
 Eppure all’amore vince la voglia di farla finita. La voglia di dare un taglio alla dipendenza. La voglia di smetterla con le sofferenze, proprie e altrui.

“Sono consapevole che conoscermi ti ha causato sofferenza e dolore, e mi auguro che un
giorno, quando sarai meno arrabbiata con me e meno sconvolta, capirai non solo che non
avrei potuto fare altrimenti, ma anche che questo ti aiuterà a vivere una vita davvero bella,
una vita migliore di quella che avresti vissuto se non mi avessi incontrato.”

Non posso accettare questo finale in ricchezza. La ricchezza non sta nel denaro. Il valore di un dono non si può misurare nella quantità di denaro ad esso correlata. A mio avviso, un dono ha spesso più valore affettivo. Mettendomi un attimo nei panni di Louisa, che si trova a Parigi con una montagna di soldi donatagli dal ragazzo che ha amato più di chiunque altro, ma che ha deciso di uccidersi…….. Personalmente me ne fregherei dei suoi soldi. 

Ma tralasciando questo finale alquanto strano per me, ho molto apprezzato la semplicità di un amore nato per caso, un amore puro e senza doppi scopi.

"Lo baciai, cercando di riportarlo indietro. Lo baciai e tenni le labbra contro le sue finché i nostri respiri si mescolarono e le lacrime che sgorgavano dai miei occhi diventarono sale sulla sua pelle, e mi dissi che, da qualche parte, minuscole particelle del suo corpo sarebbero diventate minuscole particelle del mio, assorbite, inghiottite, vive, eterne. Volevo imprimere anche il più piccolo pezzettino di me contro di lui. Volevo lasciare qualcosa di mio dentro di lui. Volevo dargli ogni briciolo di vitalità che sentivo e costringerlo a vivere. Mi resi conto che avevo paura a vivere senza di lui. “Com’è che tu hai il diritto di distruggere la mia vita” volevo chiedergli “ma io non ho voce in capitolo nella tua?” Ma avevo fatto una promessa."

Un amore nato quasi inconsapevolmente, un amore che stenta a venire fuori per paura. Paura della reazione, paura di manifestarsi, paura di non essere accettati. Paura perché forse quella non può essere una normale storia d’amore come tutte le altre… eppure c’è la voglia di mettersi in gioco. Almeno, questo è ciò che Louisa vorrebbe fare. Mettersi in gioco per scoprire che la disabilità non conta, se in mezzo c’è un amore sincero.

E poi, il coraggio. Il coraggio di Lou di assistere l’amore della sua vita fino alla fine. Parlargli, per poi vederlo andare via… 

Sicuramente è un libro che consiglierei, perché fa capire il dono della vita. Fa alzare dal divano i più pigri perché questo è un urlo contro tutti quelli che non hanno il coraggio di godersi la vita per quello che ci offre. Un urlo contro tutti coloro che si fanno sovrastare dalla pigrizia che non fa loro scoprire emozioni nuove! 
E poi, a dirla tutta, non è nemmeno un libro troppo romantico, semplicemente ci fa riflettere.



Quali sono state le vostre emozioni? Cosa vi ha trasmesso? Fatemi sapere le vostre opinioni.... per il resto...
 Buona lettura!